Wild eyed boy from a freecloud (Memories from the Balkans 2006)

Thursday, July 13, 2006

Articolo per il Corriere

Ecco la bozza dell'articolo per il Corriere del Mezzogiorno che non è stato piu pubblicato. Devo lavorarci ancora su e modificarlo e poi forse potrete leggerlo anche sul giornale.

--------------------------------------------------------------------------
Napoli-Pristina / Italia-Francia
Una cronaca balcanica della finale dei Mondiali


Urime Italia, Urime Italia! Letteralmente “Congratulazioni Italia”. Gridano i bambini per la strada quando passo con la mia maglietta della Nazionale per le strade di Pristina. Torno dalla festa che, dopo la partita, la comunità italiana ha improvvisato per le strade della città, di fronte al Quartiere Generale della Missione delle Nazioni Unite in Kosovo (UNMIK). Infatti, mentre la Rai riprendeva i militari italiani della KFOR alle porte della città, fuori dai riflettori, i civili che lavorano presso le Organizzazioni Internazionali, erano incollati al maxischermo in uno dei vari ristoranti italiani del centro, grazie anche al coordinamento dell’Ufficio Diplomatico Italiano.
Il giorno dopo si replica al ristorante “Il Passatore” dove la magnifica cuoca Antonella ha offerto a tutti la pizza e la pasta, perché “era dal 1982” che aspettava di nuovo questo momento. Ci siamo proprio tutti, anche i napoletani. Qui in Kosovo sono tanti i campani, se si contano anche i militari e le forze di polizia internazionali. Ma in centro città la comunità partenopea è abbastanza ristretta e si limita alle persone che lavorano nelle ONG e le Organizzazioni Internazionali. Alla cena di lunedì ci siamo quasi tutti. Tra una discussione sull’espulsione di Zidane e sulla tenuta di Totti in campo, c’è l’occasione per fare il punto su questa città che, a sei anni dalla fine del conflitto, si trova ancora al centro dell’amministrazione internazionale, nei mesi caldi delle negoziazioni sullo status finale del Kosovo. Ovviamente è anche un buon momento per ricordare Napoli come in un gioco di specchi.
Alessandro Marra, il trentenne vice-capo della Rappresentanza del Consiglio d’Europa in Kosovo, dedica la vittoria dell’Italia al popolo kosovaro che ha festeggiato in maniera solidale e calorosa, e aggiunge - essere napoletani sicuramente aiuta in un contesto come quello del Kosovo perché permette di comprendere molte questioni personali, politiche e sociali, essendo Napoli la possibile chiave di lettura di tutti i Sud -. A questa affermazione si alzano commenti ironici dei baresi e dei bergamaschi presenti. Replica Massimo, di Nocera Inferiore, a Pristina per l’ONU dal 19 Agosto 2003, un vero veterano – E’ vero, essere napoletani a Pristina aiuta a prendere con filosofia tutte le cose che qui non funzionano, in particolare il traffico e la viabilità urbana -. Lui questa città l’ha vista cambiare in tre anni. E ci racconta che all’inizio alloggiava, per motivi di sicurezza, nei container posti vicino la base logistica delle Nazioni Unite, fuori città. Lì circolavano leggende metropolitane incredibili, come quella sulla polizia indiana che avrebbe portato serpenti da usare per mantenere l’ordine pubblico.
La tavolata riprende un altro possibile parallelismo stavolta con la Napoli del dopoguerra e degli Americani “liberatori”. Qui a Pristina il primo cartello pubblicitario che si vede venendo dall’aeroporto è quello dell’hotel “Aviano”. Dopo pochi chilometri alle porte della città si passa per l’hotel “Victory” (con tanto di riproduzione sul tetto della statua della libertà) per poi accedere al centro urbano attraverso il “Bill Clinton Boulevard”, in cui l’ex-presidente saluta i passanti con un bel sorriso stampato su uno dei palazzi più alti.
Ma la cosa più interessante ci viene fatta notare da Francesca Marzatico di San Giorgio a Cremano, impiegata presso l’Organizzazione Internazionale delle Migrazioni. Pristina si trova di fronte un’economia urbana totalmente distorta dalla massiccia presenza internazionale. In sei anni questo piccolo capoluogo di provincia di circa 500.000 abitanti è diventata una vera e propria città internazionale. Bar e ristoranti, case da affittare, impiegati nel personale delle Organizzazioni. A questo proposito Chiara, Coordination Analyst presso l’ufficio dell’UNDP, sottolinea come il mercato degli affitti sia effettivamente ai livelli “napoletani”. Per un appartamento di piccole dimensioni la media per gli operatori internazionali si aggira, infatti, intorno ai 400-500 euro.
Questi effetti immediati sulla geografia urbana sono stati registrati recentemente anche in un rapporto dell’Unione Europea che ha cercato di misurare l’impatto economico della presenza internazionale nel momento in cui la missione delle Nazioni Unite si sta ridimensionando in vista di una soluzione dello status finale del Kosovo. In sei anni l’UNMIK ha speso un totale di 2,6 miliardi in personale, beni e servizi. La missione conta circa 6.500 dipendenti, di cui la metà internazionali. Sebbene questo abbia avuto un impatto sul Prodotto Interno Lordo pari quasi al 9%, il generalizzato aumento dei prezzi ha praticamente eguagliato gli effetti positivi di questa iniezione di liquidità nell’economia locale. Il futuro di questa internazionalizzazione calata dall’alto e della transizione verso un’economia locale sostenibile appaiono al momento tra le sfide più importanti per la gestione pacifica di questa difficile realtà urbana, ancora provata dal conflitto serbo-albanese.

Giuseppe Porcaro

0 Comments:

Post a Comment

<< Home