Wild eyed boy from a freecloud (Memories from the Balkans 2006)

Thursday, August 03, 2006

Wireless Country (fine della Missione 4)

Eccoci qua,
all'aeroporto di Skopje dopo una mattinata di viaggio tra file alla dogana e pit-stop per la strada. Tra poco mi imbarco, il volo della Macedonian Airlines sta per arrivare... quindi in diretta posso praticamente scrivere il mio post finale per questa missione. Ora dovrete aspettare fine settembre per rileggere le mie avventure kosovare. E quindi è un po' la conclusione di questo primo ciclo di avventure balcaniche. E' stato un mese denso, difficile da riassumere in poche parole. Difficile farne un bilancio ora mentre approfitto del wireless dono dell'agenzia americana per lo sviluppo ;-) (apparentemente la Macedonia è un wireless country, cioè c'è internet senza fili e gratis dappertutto).

Buon Viaggio, Lacio Drom!

Wednesday, August 02, 2006

Murad il sultano, Il ponte abbandonato e Jashari il soldato

Oggi sono stato in viaggio sul terreno per andare a visitare i centri giovanili di Vushstri e Skenderaj. E’ stata un’uscita che mi ha portato fin dentro la storia di questa terra. 3 brevi cartoline.



-) La Piana dei Merli
Per la prima volta da quando sono qua ho potuto vedere per bene la piana dei merli dove c’era stata la famosa battaglia del 1389 persa dai Serbi e il monumento, in lontananza, della celebrazione di quella sconfitta che tanto ha pesato sulle sorti del Kosovo. Accanto al monumento a pochi chilometri di distanza e quasi visbili l’uno dall’altro c’è la tomba di Murad il Sultano Ottomano che, nonostante la vittoria del suo esercito è caduto anche lui nella battaglia del 1389. Ho visitato la tomba e qui sono conservati solo due organi e il sangue del Sultano. Il corpo è a Bursa in Turchia. Dietro la tomba la scenografica centrale di Obliq che sembra uscita fuori da un film sull’olocausto atomico.


-) Vushtri mon amour


La scena di questo ponte ottomano abbandonato in mezzo a una città che sembra non avere né capo né coda. Incredibilmente bello e incredibilmente fuori luogo rispetto al contesto in cui si trova. Senza fiume, senza spettatori, sembra buttato lì, in mezzo alla polvere.


-) Una famiglia di guerrieri
La strada per arrivare alla casa dei Jashari sembra pavimentata come il percorsi mariani che in Italia sono stati rimodernati alla vigilia del Giubileo del 2000. Tutto fa pensare a questo sito come a un luogo della memoria quasi religiosa del popolo kosovaro. E poi all’improvviso la casa tutta distrutta dai proiettili e le granate serbe nel 1998 appare avvolta da un’impalcatura e delle gigantografie di Adem Jashari, il grande condottiero e dei simboli dell’UCK. Una vera e propria liturgia nel bel mezzo della Drenica, una delle zone più colpite nella guerra e dove sono state trovate molte fosse comuni. Il tutto è molto forte. L’atemporalità con cui viene presentato questo luogo porta il guerriero dell’UCK (anche se in realtà era abbastanza indipendente rispetto ai quadri dell’organizzazione) su uno sfondo mitologico e lo erge quasi a padre della patria, come non è il caso nemmeno di Rugosa (nonostante la sua tomba sia un altro luogo impressionante per l’imponenza della scenografia). Contemporaneamente la scena ti ripiomba rapidamente nella realtà di questo luogo che non ha ancora superato traumi e paure, nascoste a volte frettolosamente sotto il tappeto ma pronte a venire a galla in maniera drammatica appena sotto la superficie.

On the road!

(le case sfilano illuminate da luci fioche e il minibus delle Nazioni Unite di Pietro il poliziotto ci porta a casa)

Scrivo sulla strada tra Shtimie e Pristina, dopo la festa di compleanno di Bram. Mi sto preparando alla partenza. Si fa un po’ di pulizia nella camera e si cerca di lasciare questo posto per un po’ di settimane in maniera ordinata. Lasciare delle tracce, ma non il disordine. Questo in generale, non solo nel cercare di compiere la missione che mi è stata affidata, ma nel non lasciare nulla di sospeso. In un certo senso oggi ho cominciato a fare le valigie.
Mi isolo dal resto del mondo, mi perdo nelle auto che passano e nel panorama notturno del Kosovo, poche luci sulla strada, le stelle in cielo, la luna è calata già.


Oggi Pristina, domani Vushtri e Skenderaj.

odissea balcanica


Dalla Grecia fino al Kosovo con la coppa dell’olio bucata. Una avventura incredibile che per fortuna non si è tramutata in qualcosa di peggio. Fin dalla frontiera macedone l’auto avrebbe potuto abbandonarci e per fortuna non lo ha fatto. Tutti stanchi siamo arrivati alle 3 della mattina a Pristina. Ma ne è valsa la pena. La penisola calcidica (Halkidiki) è bella. Porto Kofu una piccola laguna blu/verde. Noi l’abbiamo percorsa con il sottomarino giallo, che era una canoa della NOVA prodotta in Italia e che ci ha portato sulla spiaggia dei gabbiani. Una spiaggia abitata solo da gabbiani che sono scappati quando io sono emerso dalle acque come il mostro di Loch Ness. Potrei anche parlarvi dei tanti personaggi incontrati. Makis il proprietario della taverna, l’architetto sessantenne con la moglie ventenne (incinta) proprietario della moto d’acqua che Pietro ha aggiustato, il Gelataio di Marmaras, faccendiere italiano di cui meglio non esplorare la storia, il Boss di Bram, venuto dal Belgio, Bram (detto Abramo, Brian, Tin Tin) che ci ha portato con la sua macchina scassata fino a destinazione e ritorno… e poi Poseidon, Morpheus, il Monte Athos, Kudra, Alobar e Pan!